ARTE IN VALIGIA
In un’altura, tra il verde dell’Appennino Emiliano, sorge un gioiello architettonico inimitabile: Rocchetta Mattei.
L’opera è stata voluta dal conte Cesare Mattei, che a metà dell’800 fece edificare un castello sui resti dell’antica Rocca Medievale di Savignano. La struttura della roccaforte, dopo varie modifiche desiderate dal conte e dai suoi eredi, è oggi un grandioso labirinto di torri, scalinate monumentali, giardini ricchi di allegorie, eccentriche sale di ricevimento ed eclettiche camere private che si incrociano in un caleidoscopio di stili diversi: dal medievale al rinascimentale, dalle influenze arabe a quelle barocche.
Tra gli ambienti più suggestivi troviamo il Cortile dei Leoni, in stile moresco, ispirato al Cortile dell’Alhambra di Granada. Al centro, la fontana con quattro leoni è circondata da uno splendido portico ricco di stucchi. Al di sopra degli archi, un’iscrizione araba corre su tutti i lati della struttura e le pareti antistanti sono ricoperte da pregiate piastrelle di Siviglia.
Uscendo dal vestibolo della Sala dei Novanta -che deve il suo nome al conte che volle festeggiare qui i suoi novant’anni con ottantanove novantenni- ed oltrepassata la copia ridotta del Portale monumentale di Palazzo d’Accursio a Bologna, si accede alla Cappella, luogo iconico dell’intera costruzione. Progettata ad imitazione della Mezquita di Cordova, la sala mescola sapientemente elementi arabo islamici a quelli della tradizione architettonica medievale italiana. Sul soffitto tele dipinte riproducono intarsi con fioroni dorati di legno e nelle lunette, con una tecnica simil mosaico, si riconoscono alcuni apostoli.
Nella loggia al di sopra dell’altare della Cappella è situata la tomba del conte, un sepolcro monumentale realizzato in splendida maiolica. Sui lati illustra le stelle, classificate secondo le gerarchie astrali del tempo, e due iscrizioni ricordano la grandezza del Creato e dell’Universo rispetto alla fragile natura umana.
In seguito alla costruzione di questa fiabesca dimora, Mattei vi si stabilì in pianta stabile e si dedicò allo studio ed alla divulgazione di una medicina alternativa che battezzò Elettro-omeopatia. Partendo dalle teorie dell’Omeopatia, in seguito ad alcune sperimentazioni, iniziò la produzione di nuovi preparati elettromeopatici in grado di curare ogni tipo di malessere. La “nuova medicina” ebbe molto successo, tanto da far parlare di sé in tutta Europa. L’attività venne portata avanti anche dopo la sua morte dal figlio adottivo e fino al 1959.
L’affascinante ed eccentrica storia di questo tesoro si percepisce forte ancora oggi attraverso i suoi ambienti, i suoi decori e le architetture uniche nel loro genere.